Come vibra una nuova idea di città

Spring Attitude Festival al MAXXI

Claire Fontaine, Orgasm Neon (Male) 2009
Claire Fontaine, Orgasm Neon (Male), 2009.

Forse il miglior festival capitolino di musica elettronica, arte visiva, new media, che resiste da sette anni e rilancia i suoi progetti. Nonostante la città sprofondi in una delle peggiori campagne elettorali a memoria di donna e uomo, chiusa nella grigia morsa depressiva di un’amministrazione commissariale che fa rimpiangere le precedenti, peggiori, amministrazioni 

Per fortuna è tempo di Spring Attitude Festival 2016, qui a Roma! Forse il miglior festival capitolino di musica elettronica, arte visiva, new media e in generale cultura contemporanea, che resiste da sette anni e anzi rilancia in avanti i suoi progetti. Nonostante la città sprofondi in una delle peggiori campagne elettorali a memoria di donna e uomo, chiusa nella grigia morsa depressiva di un’amministrazione commissariale che fa rimpiangere le precedenti, peggiori, amministrazioni. Misteri della fede politica commissariata dai Prefetti, nella Città eterna: quella che ci invidiano tutti, sempre col sole, estate e inverno, direbbe il nostro amato Remo Remotti.

Invece stanotte, nel mentre della prima, splendente, serata al MAXXI di Spring Attitude 2016, pioveva. «Gli dei delle stagioni piangono Marco Pannella». Questa una battuta sentita di sfuggita, tra il numeroso pubblico di affezionati del festival mentre si scrutava il cielo, un piede ancora sottocassa, un pensiero a un pezzo di storia eretica, esagerata, provocatrice, libertaria, appassionata, appassionante e urticante che è volata via proprio ieri, con gli 86 anni del leader radicale, e molto altro, Marco Pannella. Ma oggi c’è il sole, per salutarlo degnamente: che la terra gli sia lieve.

E in ogni caso sempre meglio continuare a ballare. Perché ieri si è iniziato benissimo ed oggi si proseguirà ancora meglio, qui a Spring Attitude, per chiudere domani notte, 21 maggio, a Spazio Novecento con il french touch di Air, l’invenzione sonica sconfinata del poliedrico produttore britannico Matthew Herbert e la cupa potenza tellurica del sardo, di adozione bolognese, Iosonouncane (al secolo Jacopo Incani).

Ma intanto iersera nell’assai affollata dance hall del MAXXI, il trentenne barbuto della suburbia londinese Gold Panda era in splendida forma, scintillante e ballerino, tra i caleidoscopici beat spezzati, frullati in una miscela che dalle roboanti malinconie indietroniche metropolitane arriva a campionamenti disco e jazzy in loop, perfetta sintesi dei suoi (e nostri) preferiti Aphex Twin, Coltrane, Mobb Deep, con l’anticipazione dal lavoro in uscita il 27 maggio, Good Luck and Do Your Best (City Slang).

Mentre poco dopo, nell’auditorium, sempre del MAXXI, uno ieratico Giorgio Gi accompagnava in una evanescente discesa elettronica di rumorismi appena sussurrati, come tradizione nelle sue perfomance, per poi lasciarci con una decina di minuti di oscuro (nel senso che era buio anche in sala) a cappella, accompagnato da un coro di, immaginiamo, suoi allievi. Una sorta di evocazione postmoderna e, sempre immaginiamo, ludica di un (non più tanto) piccolo (dal punto di vista dell’età) coro dell’antoniano. Ma non siamo così sicuri di aver visto (forse dato il buio in sala) questo profilo auto-ironico nella performance. Uscendo dalla sala si rimane un po’ interdetti dalla cassa forse troppo dritta e coatta del dj-set di Red Axes che ci precipita in atmosfere a tratti da paludata festa liceale: quando troppo buio autoreferenziale e quando troppa luce accecante. Ma anche questo è il bello di Spring Attitude.

E allora pronti per ripartire oggi stesso, in una serata che si profila imperdibile, da grande abbuffata elettronica. Per le 22, nell’Ex Caserma dismessa di via Guido Reni, stessa via fronte MAXXI, con il live della canadese Jessy Lanza e il suo recentissimo Oh no! (per la Hyperdub del nostro amato Kode9) sembra fare un po’ il verso a Grimes, sospesa tra elettronica, synth-pop e formazione r’n’b. Quindi l’atteso maestro elettronico teutonico Hendrik Weber aka Pantha du Prince con The Triad per presentare il nuovo lavoro, si spera sempre cristallino e iridescente come ci ha abituati da tempo.

È questo un invito, oltre che un esempio, per fare dell’Ex Caserma in questione uno spazio dell’innovazione sociale, evitando speculazioni edilizie e investendo sulla rigenerazione urbana di sperimentatori delle arti visive, musica contemporanea, lavoro della conoscenza, ricerca sociale di inedite mappature metropolitane, per disegnare una nuova idea di città 

E ad alternarsi sui palchi altre performance da seguire: il francese cesellatore di beat Rone, autore del successo Bye Bye Macadam, poi curiosi di vedere il progetto svedese Lust for Youth con un’elettronica dai tratti oscuri, gotici, tardo new wave che eredita il meglio dei primi anni Ottanta, un tocco da New Order, e sonorità electro-nordiche, con un mood epico da Royksopp, nello splendido lavoro uscito da poco, Compassion (Sacred Bones). Quindi il set sicuramente danzereccio del nostrano Clap! Clap! (aka Digi D’Alessio) visto in splendida forma l’estate scorsa in un ottimo Mukanda festival, in quel di Vico del Gargano, in Puglia, anche quest’anno dal 3 al 5 agosto. Poi l’algido e poliedrico produttore austriaco Dorian Concept (per la seminale scuderia Ninja Tunes) e il live di Cosmo (al secolo Marco Bianchi), con il suo recente L’ultima festa (42Records).

Davvero complimenti ai direttori artistici del Festival, Andrea Esu e Caterina Tomeo, non solo per la line up e la progettualità complessiva, ma anche per la scelta, sulla quale varrà la pena tornare, degli spazi fisici di questo Spring Attitude Festival 2016. Perché se la nottata finale si arriva allo Spazio Novecento dell’Eur, per i primi due giorni si è di stanza al quartiere Flaminio, in particolare la già ricordata via Guido Reni, zona di Caserme in dismissione: metafora concreta della dismissione novecentesca del secolo della guerra civile europea tra gli Stati nazione. Zona dove già quasi un ventennio fa si cominciò la costruzione del ciclopico e sinuoso MAXXI – Museo nazionale delle Arti del XXI secolo della compianta Zaha Hadid, sede della serata di ieri. E di fronte c’è l’Ex Caserma Guido Reni, nata proprio cento anni fa, nel 1915 come Reale Fabbrica di Armi, per essere ulteriormente ampliata subito dopo e ora, se non sbagliamo, di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti, quindi sede dell’eccellente Outdoor Festival già la scorsa primavera.

È questo un invito, oltre che un esempio, per fare dell’Ex Caserma in questione uno spazio dell’innovazione sociale, evitando speculazioni edilizie e investendo sulla rigenerazione urbana di sperimentatori delle arti visive, musica contemporanea, lavoro della conoscenza, ricerca sociale di inedite mappature metropolitane, per disegnare una nuova idea di città, fuori dalla retorica centralizzatrice, dentro l’immaginazione di forme di impresa collettiva e attività indipendenti che facciano del lavoro culturale una nuova ricchezza collettiva: opera viva. Qui a Roma, oggi, in modo da fare a meno del grigiume commissariale ed elettorale. Ma se ne riparlerà presto. Intanto, per stanotte e domani, tra il Flaminio e l’Eur: tutta Roma ha voglia di ballare.

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