Non è mai troppo tardi

Cosa ci può insegnare un virus?

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MP5, The Lightroom, 2016

C’era un uomo libero, si chiamava Baruch Spinoza e con la sua sola vita ha perforato i secoli per darci un libro, l’Etica, che regala felicità a ogni pagina. Pulisce la rassegnazione dagli interstizi della mente, libera il cuore dalla paura. Ogni evento individuale ha una portata collettiva, un potenziale di trasformazione delle cose. Ogni istante può esserci una rivoluzione, ogni caduta può essere l’inizio di una volata. Persino un virus.

Siamo costretti a imparare la lezione a volte. Costretti dalle cose se non ci arriviamo da soli. Qual è la lezione? E qual è il portato rivoluzionario di queste quarantene? Sta nell’urlo di un mondo e di un modo che chiede di essere cambiato. Insegna il virus che l’intimità chiede esplorazione, che ascoltarsi richiede silenzio. Che ragionare sulle cose è un momento necessario, che siamo affollati di niente. Che la contemplazione è necessaria quanto l’azione. Che ci spostiamo come bufali nel traffico delle cose, perdendo il senso del nostro divenire, togliendogli il progetto valoriale di un miglioramento individuale e collettivo. Che chiudere i confini è l’operazione di vite superficiali che negano il principio di interdipendenza tra gli uomini e tra gli uomini e le cose. Che i quei confini non possono esistere perché in un attimo si trasformano in gabbie. Che le gabbie non devono esistere perché in un attimo si trasformano in condanna a morte.

Insegnano che la famiglia è un concetto allargato che non riguarda le istituzioni, che le istituzioni sono disordinate e servono a poco, valgono di più comunità d’intenti e di passioni. Che l’Europa la fa la continuità del territorio e la solidarietà, non la fa un trattato Che le libertà fondamentali non sono barattabili, che il diritto alla salute viene prima di ogni cosa e che su questo non si può giocare: è un diritto universalistico, ne ha diritto ogni persona in ogni momento in ogni luogo. Che il rifiuto del lavoro è assegnare al lavoro un nuovo compito, quello di costruire società decenti. Società che vale la pena difendere.

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