Lisetta Carmi nasce a Genova nel 1924 in una famiglia di origine ebraiche attenta a favorire gli interessi artistici e culturali dei figli: uno dei fratelli maggiori, Eugenio, diventa un apprezzato pittore. L’incontro con la fotografia avviene nel 1960: inquieta di fronte alle vicende politiche del tempo, Carmi (allora iscritta al Partito comunista e che continuerà a definirsi comunista anche dopo l’uscita dal partito) accetta l’invito in Puglia dell’amico Leo Levi, etnomusicologo impegnato nella studio dei canti delle comunità ebraiche. Incoraggiata dalle reazioni positive suscitate dalle fotografie scattate durante il viaggio, decide di dedicarsi appieno alla nuova passione e nel 1962 viene assunta come fotografa di scena al Teatro Duse di Genova, dove lavora per tre anni.
Nel 1965 inizia il suo progetto forse più celebre, a cui lavora fino al 1971: si tratta delle fotografie dei travestiti genovesi, colti nella loro quotidianità. Il progetto confluisce nel libro I travestiti, accompagnato da un testo dello psicologo Elvio Fachinelli, pubblicato nel 1972 grazie a Sergio Donnabella. Nel 1973 è invitata a partecipare alla mostra collettiva organizzata da Lanfranco Colombo nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice a Venezia, «The Concerned Photographer. Gruppo Italiano», che sostiene un ideale di fotografia concepita come impegno civile. Nel 1976 è incaricata dalla società Dalmine di realizzare il libro fotografico Acque di Sicilia, con testi di Leonardo Sciascia. Il volume ottiene il Premio mondiale del libro a Lipsia; è il suo ultimo lavoro importante prima della svolta che la porta ad abbandonare la fotografia.