Così stiamo al lavoro: sul bordo di un abisso dal quale lanciamo dadi del cui risultato nessun sapere potrà mai proteggerci, ma nell’inesauribile facoltà del lancio, nel continuo esercizio dell’arte del possibile, sta il nostro non precipitare.
Lo sciopero umano è già cominciato
Come si diventa altro
Il termine «sciopero umano» descrive il movimento di rivolta più generico possibile contro ogni oppressione, uno sciopero più radicale e meno specifico dello sciopero generale o dello sciopero a gatto selvaggio, che fa leva sugli aspetti economici, affettivi, sessuali ed emotivi implicati dalla posizione dei soggetti. Risponde insomma alla domanda: «come si diventa altro da quel che si è?».
Non è un movimento sociale, anche se nelle sommosse e nelle insurrezioni ha potuto trovare un terreno fertile per svilupparsi, talvolta anche contro di esse. Per esempio, si è detto che il movimento femminista in Italia durante gli anni Settanta ha demolito le organizzazioni politiche della sinistra extra-parlametare, ma non è stato detto che cosa quelle organizzazioni facevano alle donne che ne erano parte. Lo sciopero umano può prodursi come rivolta in seno a una rivolta, come un eccesso di zelo o un rifiuto inarticolato di ogni lavoro, dipende dalla situazione. Non c’è una linea ortodossa da seguire. Se gli scioperi sono fatti per migliorare degli aspetti precisi delle condizioni di lavoro, restano sempre un mezzo in vista di un fine.
Mentre lo sciopero umano è un mezzo puro, una maniera di creare un presente immediato laddove non c’era altro che attesa, proiezione, speranza
Mentre lo sciopero umano è un mezzo puro, una maniera di creare un presente immediato laddove non c’era altro che attesa, proiezione, speranza. Adottare un comportamento che non corrisponde a ciò che gli altri ci dicono di noi è il primo passo verso lo sciopero umano: l’economia libidinale, il tessuto segreto di valori, stili di vita e desideri, nascosto dall’economia politica è il vero piano di consistenza di questa rivolta. «Abbiamo bisogno di cambiare noi stessi»: tutti sono d’accordo su questo punto, ma per diventare chi e per produrre cosa, sono le prime domande che si sollevano quando la discussione ha luogo in un ambito collettivo. Il rifiuto di ogni forma del presente che non arrivi accompagnata dalla garanzia di un futuro rassicurante costituisce il vero e proprio meccanismo della schiavitù di cui siamo prigionieri e da cui dobbiamo evadere. Produrre il presente non significa produrre il futuro. «Come faccio e da dove comincio?». Di certo ognuno lo sa da sé meglio di chiunque altro: niente più leader, niente più professori, né studenti, è venuto il tempo di inventare delle nuove mediazioni tra le persone, ed eccoci già nel bel mezzo dello sciopero umano.
Non ci sono preliminari, né tappe intermedie, nessuna organizzazione responsabile della logistica. Il lavoro dello sciopero umano fa sciopero contro se stesso. Trasforma allo stesso tempo quel che vediamo e gli organi con cui lo percepiamo. Trasforma noi e chi ha reso questa trasformazione possibile
Non ci sono preliminari, né tappe intermedie, nessuna organizzazione responsabile della logistica. Il lavoro dello sciopero umano fa sciopero contro se stesso. Trasforma allo stesso tempo quel che vediamo e gli organi con cui lo percepiamo. Trasforma noi e chi ha reso questa trasformazione possibile. Uccide il borghese nascosto in ciascuno liberando forze sconosciute. Spiegare che cos’è lo sciopero umano, come tracciarne la cartografia, come articolarlo, è come dare una lezione tecnica di educazione sessuale alla persona che vogliamo sedurre. È come descriversi l’oceano sconvolgente della nostra possibile follia mentre ce ne restiamo al riparo seduti in riva al mare. Una voce femminile del movimento del ’77 diceva: «Il ritorno del rimosso minaccia ogni mio progetto di lavoro, di ricerca, di politica. Minaccia, o è la cosa realmente politica di me, cui dare sollievo, spazio? […] Il mutismo metteva in scacco, negava quella parte di me che desiderava fare politica, ma affermava qualcosa di nuovo. C’è stato un cambiamento, ho preso la parola, però in questi giorni ho capito che la parte affermativa di me stava occupando di nuovo tutto lo spazio. Mi sono convinta che la donna muta è l’obiezione più feconda alla nostra politica. Il non politico scava gallerie che non dobbiamo riempire di terra». Scrivere sullo sciopero umano è in sé l’esperienza di un double bind, è come camminare su una corda nel vuoto, tesa tra il rendere le cose possibili e l’esorcizzarle tramite il linguaggio. Non ci sono lezioni di sciopero umano, solo l’inquietante possibilità con cui dobbiamo conservare una relazione intima.
Non siamo remunerati per il lavoro d’amore né per la nostra capacità di colmare le fratture sociali che ci separano gli uni dagli altri. Non siamo pagati per rendere la vita quotidiana più piacevole o semplicemente possibile per noi stessi e per gli altri
Non siamo remunerati per il lavoro d’amore né per la nostra capacità di colmare le fratture sociali che ci separano gli uni dagli altri. Non siamo pagati per rendere la vita quotidiana più piacevole o semplicemente possibile per noi stessi e per gli altri. Il lavoro non remunerato degli affetti rovina senza sosta la piramide insultante dei valori capitalisti, ma le tracce di questo conflitto sono cancellate giorno dopo giorno. Senza l’eccesso d’amore delle madri per i loro figli non ci sarebbe più nessuno da sfruttare. Senza il rifiuto di credere che possiamo ancora comunicare delle sensazioni e dei sentimenti non commerciali, il business prostituzionale della pubblicità non disporrebbe neppure della sintassi per rendersi comprensibile. Ovunque lo sciopero umano si manifesti dichiara la fine della farsa criminale dell’equivalenza tra denaro e tempo, denaro e spazio, denaro e cibo, denaro e corpi. Le negoziazioni sul diritto di inquinare il pianeta sono al momento a un punto morto, ma potevamo già leggere in un quotidiano francese l’11 maggio 2009 che «affinché non vengano ignorati i danni irreparabili che lo sviluppo industriale della civiltà causa all’ecosistema, abbiamo deciso di mettere un prezzo sulle risorse naturali che sono quotidianamente saccheggiate. È stato stabilito che un ettaro di foresta vale 970 euro e un ettaro di prateria ne vale 600. Che si calcola la scomparsa delle api in funzione del costo che l’impollinazione artificiale fatta dall’uomo genererebbe». Non c’è traccia del prezzo che avrebbe la scomparsa degli esseri umani che sapevano che cos’è un’ape, che conoscevano la sua ronzante presenza nell’aria calda, i suoi colori, la cera, il miele, il senso della favola di Mandeville. Nessun movimento logico può opporsi a una tale situazione, una nuova ondata di azioni irrazionali deve disorganizzare la progressione ordinata del disastro. Lo sciopero umano semplicemente dichiara la bancarotta effettiva dell’economia di mercato che pretende di possedere la vita ma non fa altro che distruggerla. Nessun lutto delle rivoluzioni impossibili può sbarrare la strada agli insorti dello sciopero umano perché questi non s’imbarcano in una missione, un progetto o un programma.
Le streghe erano bruciate per aver realmente volato nella notte e per aver di fatto baciato il culo di Satana. Quando usciamo di prigione, siamo dei delinquenti, anche se eravamo innocenti al momento del nostro arresto erroneo
Lo sciopero umano è il gesto che rende leggibile l’elemento politico muto nascosto in ogni cosa: nelle vite delle donne, nell’insoddisfazione dei ricchi, nella rabbia degli adolescenti privilegiati, nel rifiuto di sottomettersi alla mediocrità della necessità, nel razzismo ordinario e in ben altre cose. Quando abitiamo il linguaggio ci posiamo sulla membrana che connette vita e desideri, laddove appare chiaro che questi sono fatti della stessa materia. Desiderare insieme rende delle cose vere anche quando non lo sono dal punto di vista pratico. Le streghe erano bruciate per aver realmente volato nella notte e per aver di fatto baciato il culo di Satana. Quando usciamo di prigione, siamo dei delinquenti, anche se eravamo innocenti al momento del nostro arresto erroneo. Diveniamo costantemente ciò che gli altri vogliono che noi siamo, ma cominciare uno sciopero umano significa invertire questo movimento e rifiutarsi di agire sulle azioni degli altri facendo uso del potere.
Questo significa opporre a una filosofia dell’amministrazione la presenza materiale della potenzialità. La realtà può essere ben più che ciò che può offrire qualunque rappresentazione realistica dei fatti. Il concetto stesso di realtà comincia a vacillare quando perdiamo il contatto col possibile e l’impossibile che lo sciopero umano ci addita.
condividi