Inedia Prodigiosa

Un sentire comune

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Francesco Clemente, Senza titolo, N.d.R. 18. 07. 1977

Inedia Prodigiosa è un’opera corale per coro misto, coro di ragazze e coro femminile amatoriale, presentata in prima assoluta nella splendente cornice della sala maggiore delle Terme di Diocleziano all’interno del Romaeuropa Festival. Sono le parole, i canti, le urla, i sussurri, le invocazioni e melodie, sempre e solo vocali, che attraversano quasi cinquecento anni di donne digiunatrici, mistiche, possedute, estatiche, capaci di affermare la propria potenza vivendo in un progressivo, lento, inesorabile svuotarsi del corpo.

Sei quadri che passano da Maria Maddalena de’ Pazzi di fine Cinquecento alla Pre-Raphaelite Lady Christina Georgina Rossetti. Per cinquanta minuti di puro coinvolgimento di un pubblico vasto, plurale e probabilmente non del tutto avvezzo alla musica contemporanea, come in parte chi scrive queste note. Già la dislocazione delle oltre centocinquanta voci dei cori è sapiente e spiazzante: le voci maschili e femminili del coro professionale sono di fronte al pubblico, che alle sue spalle sente il coro femminile amatoriale in favore delle digiunatrici, mentre un altro coro di giovanissime donne intona testi religiosi o poetici, sempre da dietro e a lato.

«Sempre erro, e, ovunque vado/I Dubbi sono sempre a ‘l mio/fianco e le Speranze a lato», così le Rime di Torquato Tasso accompagnano il testo e le visioni che immaginiamo seguendo nell’aria le evoluzioni sonore, linguistiche, vocali di quest’opera a tratti dolcemente furiosa, altre violentemente quieta, che Lucia Ronchetti ha disegnato mirabilmente e il direttore Ciro Visco accompagna con determinazione. C’è un’empatia totale nella sala, corale quanto il canto e il suo ascolto, drammatico e sfibrante, tragico e appagante, quanto i giorni, mesi, anni di digiuno delle protagoniste.

«Da quattordici anni non tocca cibo e acqua» Mollie Fancher, The Brooklyn Enigma, nel secondo Ottocento. È una forza prodigiosa, l’inedia, la sottrazione del corpo di donne che volontariamente rifiutano i ritmi di una vita terrena percepita come inadeguata, come una gabbia. Una rivendicazione di protagonismo e di estrema autonomia e indipendenza, anche dai fondamenti della vita materiale, l’acqua e il cibo. Una passione per la vita, malgrado la vita. Un dialogo, oltre la solitudine, dentro la vita. Pura immanenza. Che le voci, il fiato, le arie di questo concerto ci restituiscono con cristallina visione.

L’esperienza e la verità/ci spogliano alla giornata/ di qualche parte dei nostri/possedimenti./Non si vive se non perdendo, nei Pensieri del conte recanatese Giacomo Leopardi.

Si rimane ad applaudire per minuti, senza parole e con vista e udito nuovi. Per un’opera che dovrebbe essere replicata e diffusa in teatri e scuole. Ascoltata e commentata, condivisa e rappresentata. Un’opera di musica contemporanea che appare immediatamente popolare, nel senso di un comune sentire che attraversa tutti i partecipanti al concerto.

E al profano appassionato di voci femminili «fuori dal coro», ripensando ad alcuni momenti, viene da sognare di possenti inserti vocali solisti di alcune tra le nostre amate interpreti: la giovanissima, lirica e sconvolgente, Anja Franziska Plaschg (aka Soap&Skin) e la divina, dinamitarda, Maestra Diamanda Galás.

Ma sono visioni auditive evocate, probabilmente a sproposito, da questo formidabile concerto di voci, testo, contesto, perfetto nella sua appassionante narrazione vocale. Ci auguriamo di risentirlo molto presto.

Inedia Prodigiosa

di Lucia Ronchetti, Direttore Ciro Visco, libretto di Guido Barbieri
Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Chorus e Cantoria dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, 26/27 Novembre 2016 – Aula X, Terme di Diocleziano, Romaeuropa Festival 2016.

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