Affetti interrotti

Caffettiera Blu all'Angelo Mai

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Caffettiera Blu di Caryl Churchill - Foto di scena.

È un perfetto ingranaggio emotivo, affettivo, sentimentale, esistenziale questo Caffettiera Blu, splendido testo di Caryl Churchill prodotto dal collettivo Bluemotion, con la regia di Giorgina Pi, al solito sapiente e meticolosa, e una proverbiale prova attoriale. Si tratta di dodici scene, scandite dalla voce fuori campo di Marco Cavalcoli e dall’ambientazione sonora di Valerio Vigliar, che letteralmente girano intorno ad un tavolo quadrato, insieme ai protagonisti e con il pubblico disposto ai quattro lati di quello che potrebbe sembrare un ring da combattimenti familiari, un tavolo da giochi di società, un campo di finzioni e bluff sentimentali, un bancone per scommesse di frammenti amorosi, un terreno scivoloso di bugie patologiche e discorsi interrotti.

Derek, un Mauro Milone formidabile, a partire dagli sguardi, dai movimenti delle sopracciglia, dalla postura del corpo, è un figlio adottivo che circuisce diverse donne facendo credere loro di essere il figlio abbandonato ai tempi della giovinezza. Il confronto serrato con le diverse, possibili, madri è anche un modo per spillare soldi, oltre che per giocare un certo egotismo degli affetti. I vari incontri e passaggi, serrati e porosi allo stesso tempo, restituiscono un misto di ironia e struggimento, entusiasmo e mestizia, ardore e passività, in uno slittamento linguistico progressivo che fa precipitare la comunicazione ad un grado zero in cui Caffettiera e Blu prendono il sopravvento su verbi, sostantivi, aggettivi, precipitando il climax narrativo dapprima in una apparente incomunicabilità e poi in completa, definitiva afasia, nel dialogo finale tra Derek e la sua mamma adottiva. È forse l’involuzione dell’Io, ancor prima che dei legami familiari e sentimentali, ma il tutto accompagnato da una grande dose di ironia e comicità, perché si sorride, non solo amaramente, di fronte allo sgretolarsi di un gioco infinito – infinite jest – di piani comunicativi immaginari che collidono.

Una menzione particolare va anche a Laura Pizzirani, la ragionevole e precisa fidanzata di Derek, e, soprattutto, a Sylvia De Fanti, impegnata in un doppio ruolo capace di restituire al meglio lo stato di grazia di questa interprete che avevamo già visto splendere nelle recenti, potenti versioni di Raffiche, di Motus. E allora correte ancora per un paio di giorni a vedere le ultime repliche di Caffettiera Blu all’Angelo Mai, base di partenza e spazio prezioso di produzioni artistiche dove proprio Bluemotion, plurale collettività di registe, attori, musicisti e artigiani delle arti comunicative reinventa quotidianamente un buon saper vivere, artisticamente, in comune. Una pratica da sostenere, diffondere, condividere, mentre il Comune di Roma, inteso come amministrazione politica, e quel che rimane di una plumbea e insipiente «classe dirigente», congiurano contro le vite di chiunque provi a circolare e sopravvivere in questa nostra sempre amata, eppure irriconoscibile, città.

Basti vedere, per rimanere al teatro e non cadere nella «bassa polemica politica», come è stato ridotto il Teatro India, il cui foyer sembra una sala d’attesa anni Ottanta del secolo scorso, tra macchinette per caffè e merendine (manca solo il juke box, che darebbe comunque un tocco di socialità), dove proprio in questi giorni siamo andati a vedere un gigantesco e da noi sempre amato Sandro Lombardi, al pieno della sua maturazione teatrale, con la solita grande regia di Federico Tiezzi e un trio di accompagnamento sonoro in Il ritorno di Casanova, testo prodigioso di Arthur Schnitzler, in una sala per metà vuota che restituiva plasticamente l’abbandono colpevole in cui sono lasciati finanche gli spazi culturali istituzionali a Roma, seppure si chiamino Teatro di Roma e abbiano ai loro vertici il fior fiore di, probabilmente inadeguati e sicuramente immobili, «intellettuali», dirigenti, assessori, «dotti, medici e sapienti».

Eppure continuiamo ad augurarci che le oramai letargiche e logorate istituzioni comunali possano imparare da quanto si continua a fare da anni nelle nuove e autonome istituzioni artistiche come l’Angelo Mai, seppure già nel 2011, oramai sei anni fa, con la sperimentazione del Teatro Valle Occupato, tutto sembrasse già piuttosto chiaro. Ma, si sa, l’amministrazione è nuova… Poveri noi, Signora mia! Caffettiera blu…

 

Caffettiera Blu
di Caryl Churchill
(traduzione di Laura Caretti e Margaret Rose)
Uno spettacolo di BLUEMOTION

Regia di Giorgina Pi

Con Sylvia De Fanti, Gian Marco Di Lecce, Mauro Milone, Laura Pizzirani, Federica Santoro, Giulia Weber

Voce fuori campo Marco Cavalcoli
Costumi Gianluca Falaschi
Luci Giorgina Pi/Marco Guarrera
Dimensione sonora Valerio Vigliar
Suoni Michele Boreggi
Ufficio stampa Benedetta Boggio

Una Produzione Bluemotion/Angelo Mai, in collaborazione con 369gradi. All’interno di Non normale, non rassicurante. Progetto Caryl Churchill, a cura di Paola Bono con Angelo Mai. In collaborazione con Teatro di Roma, Società italiana delle letterate, 369gradi, Editoria e Spettacolo. Con il sostegno di Olinda Onlus, Tuba – Libreria delle donne, Bazar dei desideri.

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