Dalla Cina con amore

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Danilo Correale, The Visible Hand: The Future in Their hands, 2011/2012 - Courtesy the Artist and Raucci Santamaria, Napoli/Milan.

Questo racconto è un contributo dell’autore in relazione alla sua partecipazione al ciclo di fantascienza radicale dal titolo premonitore La Fine dell’Uomo, tenutosi a Milano nel 2019 e al n.10 di Un’ambigua utopia, un numero speciale in cartaceo della rivista culto dedicato allo stesso tema, la cui uscita è prevista per la fine giugno 2020 .

È stato quando siamo riusciti a craccare Grande Balzo, il più potente computer quantistico mondiale, cinese ovviamente, che ci siamo accorti che al suo interno girava un modulo software che per comodità chiameremo time machine.

Benché il laboratorio nazionale di informatica quantistica di Hefei1, che lo aveva progettato, rivendicasse per Grande Balzo una potenza di calcolo miliardi di volte superiore a quella dei supercomputer tradizionali, in realtà questa manna restava teorica e non completamente utilizzata. Nonostante la prodezza tecnologica della sua architettura ed i suoi 100K qubits, i cinesi si erano rassegnati ad utilizzare il sistema operativo Free Quantum, ultimo grande progetto del comune della Free Software Foundation, anche se certo non ne gradivano la trasparenza e le regole FOSS2.

Tutto ciò era di dominio pubblico, nessuno però sapeva che in una start-up della Innoway di Pechino, la Silicon Valley cinese, era stato sviluppato un software capace di cambiare la percezione del tempo dandogli una diversa piega. Questo flusso veniva trasmesso ad un utente tramite una app ed un dispositivo mobile denominato Time Glass, una speciale versione di occhiali «smart». Il sistema richiedeva però una grande potenza di calcolo per ogni singolo utente e solo un megacomputer quantistico avrebbe potuto pilotare una moltitudine di utenti simultaneamente. Intuendo le prospettive biopolitiche dei Time Glass, l’amministrazione cinese prese il controllo della start-up e lanciò il progetto «Lunga primavera». L’obiettivo ufficiale era il miglioramento della qualità di vita delle maestranze e quello ufficioso, l’aumento della produttività.

Indossando i Time Glass connessi ogni maestranza poteva lavorare perlomeno dieci o dodici ore al giorno avendo l’impressione che ne fossero trascorse solo sette od otto, benché il suo corpo restasse ancorato all’UTC3. Per la fase sperimentale vennero scelti dei «volontari» nelle grandi fabbriche della Foxconn a Shenzhen; si trattava perlopiù di giovani donne addette alla catena di assemblaggio degli smartphones a cui era stato promesso il premio di un giorno off.

Nel periodo di test si limitarono le durate delle giornate lavorative e fu un successo. Le partecipanti alla fine del loro turno erano più distese e di buon umore, anche se poi, bene o male, la stanchezza fisica riaffiorava. Quando alla Foxconn si sparse la voce di questa app straordinaria i volontari si moltiplicarono, tanto che fu difficile accontentare tutti subito. Rari erano quelli che restavano piuttosto riservati perché intuivano che, nonostante le dichiarazioni ufficiali, si trattasse di far passare la pillola di giornate eterne e di ore straordinarie non pagate.

Ed infatti andò proprio così: il governo lanciò in gran pompa il progetto «Lunga primavera» integrandolo al programma dei Crediti Sociali (SCS)4: ogni lavoratore che aderiva avrebbe ricevuto 50 punti nella red list dei meriti, mentre il pagamento delle ore straordinarie fu rimesso in causa. Negli stabilimenti le timide proteste vennero subito messe a tacere dai sindacati governativi di modo che il sistema potesse essere allargato ad altri settori.

Il vero obiettivo del governo, infatti, non erano solo gli operai delle grandi fabbriche già in via di robotizzazione, ma tutti i lavoratori di qualsiasi condizione e non solo i salariati. Nel mirino c’erano le attività cognitive, che includevano anche il telelavoro. Precari e free lance potevano «usufruirne» e nella Innoway dove fra gli startupper ormai vigeva la regola 996: lavoro dalle 9 di mattina alle 9 di sera, 6 giorni alla settimana, il sistema avrebbe funzionato alla grande.

Il governo contava su questo dispositivo così disrupting per consolidare l’egemonia cinese sul mondo. La produzione interna avrebbe effettuato un grande balzo e, esportando il sistema nel resto del globo grazie agli accordi con le GAFAM, il controllo mondiale delle nuove modalità di produzione sarebbe stato assicurato.

Dopo un periodo di espansione quasi geometrica dei Time Glass in ogni settore produttivo, emersero i primi rumori su qualche scompenso sociale. Si trattava per esempio delle operaie con famiglia, che temporalmente disorientate, non riuscivano più a far fronte alle incombenze domestiche. Negli startupper della Innoway si diffondeva invece «la cultura del materasso»5, messo sotto la scrivania e su cui stendersi un momento prima di crollare.

La perturbazione dei ritmi biologici fondamentali prodotta dalla distorsione quotidiana del tempo stava producendo però un altro tipo di disturbo un po’ più inquietante. Dopo brevi momenti di catatonia i soggetti tenevano propositi a prima vista incoerenti o deliranti che, però, se si faceva attenzione, rivelavano una forma di reazione lucida ad una vita quotidiana di quattordici ore di lavoro. Forze disorganizzate e sotterranee esplodevano in modo incontenibile in reazione ad un sistema che «nel processo di produzione generava una forte carica schizofrenica contro cui il sistema stesso avrebbe poi scatenato tutto il peso della sua repressione»6.

Queste crisi erano un tentativo d’uscire dall’insostenibile spaesamento temporale, volontariamente accettato per aderire al «sogno collettivo» a cui li aveva esortati il compagno Xi. Ma ora, il sogno si era trasformato in incubo. Gli specialisti governativi avevano assimilato il fenomeno ad una nuova forma di burn-out che era già molto diffuso in Cina a quell’epoca. Ma ancora una volta gli esperti si sbagliarono. Non si trattava di burn-out, ma «di un processo schizo che solo l’attività rivoluzionaria impedisce di trasformarsi in produzione reale di schizofrenia»7.

E fu questo il pulsante che fece scattare l’improvviso passaggio fra i due poli «ordine e caos, che sono l’alternanza storica per i cinesi»8. E quando «grande fu la confusione sotto il cielo allora la situazione divenne eccellente». Per la Cina ed il resto del mondo.

Parigi, 15/5/2020

Note

Note
1La Cina ha investito «un miliardo di dollari nel laboratorio nazionale di Hefei per le scienze dell’informazione quantistica con esperti provenienti da una serie di discipline come la fisica, l’ingegneria elettrica e la scienza dei materiali», cfr. Simone Pieranni, Red Mirror, Laterza, 2020 p. 138.
2Free & Open Source Software.
3Il tempo coordinato universale o tempo civile, abbreviato con la sigla UTC.
4Social Credit System, sistema dei crediti sociali «un’iniziativa creata dal governo cinese al fine di sviluppare un sistema nazionale per classificare la reputazione dei propri cittadini», cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_di_credito_sociale visitato il 10/5/2020.
5Espressione derivata dalla sottocultura d’impresa della multinazionale delle telecom Huawey.
6Gilles Deleuze, Felix Guattari, L’Anti-Œdipe, Editions de minuit, 1973 p. 42.
7Gilles Deleuze, Pourparlers 1972-1990, Editions de Minuit, 1990, p. 38.
8Simone Pieranni, Red Mirror, op. cit., p. 120.

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