La manovra

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Questa Europa ha bisogno di acrobati. Di ginnasti dell’amore e danzatori capaci di scivolare sulle acque del mediterraneo e disegnare nuove geografie. Come Carola Rackete. Da qui, da manovre come quella compiuta dalla comandante stamattina intorno alle due, l’Europa può ricominciare a respirare e risollevarsi dalla morsa di quel partito dell’odio, della miseria, della vigliaccheria e della morte, che la tiene prigioniera e rischia di soffocarla.

Sono manovre come questa, che riaffermano la legge di Antigone come ha già scritto Cristina Morini su Effimera, che spezzano l’incantesimo nel quale siamo caduti. È l’incantesimo di cui, agli inizi della modernità, parlò il perigordino La Boétie, e che nel mondo globale del XXI secolo è stato proiettato sugli schermi dal maestro visionario George Romero: gli zombie vivono nella miseria e nella solitudine, ai margini della cittadella fortificata dei ricchi che si difendono sparando in aria i fuochi d’artificio. Gli zombie, incantati dallo spettacolo, rimangono docili e immobili continuando a guardare il cielo. Fino a quando riusciranno a sottrarsi dalla seduzione pirotecnica e quel cielo impareranno ad assaltarlo, disobbedendo agli ordini e forzando i blocchi e le recinzioni a difesa della città dei pochi.

Ecco, siamo diventati la terra dei morti viventi, dove l’ebetudine stuporosa, come l’avrebbe chiamata Ernesto De Martino, ci tiene avvinti all’impotenza che ci viene raccontata tutti i giorni. È anche l’incanto della rete, che ci racconta un paese prigioniero delle peggiori passioni tristi: risentimento, livore, gelosia, paura. Nel buio delle loro stanzette, alcuni infelici sfogano le loro miserie, rabbie che la bestia moltiplica creando l’illusione di un consenso schiacciante.

Ma non è così, al di là del sortilegio che ci inganna c’è già un mondo fatto di molte Carole, di molte organizzazioni, assemblee, sindaci, città, territori, che non sono d’accordo. Una realtà produttiva che non vuole un altro mondo, ma è già un altro mondo, che non sempre riusciamo a vedere. Le manovre, come quella della comandante, lo rendono invece evidente. È un mondo nel quale la difesa dei confini non ha senso alcuno, dove dirsi italiani, olandesi, tedeschi, è solo un’assurdità. Un mondo nel quale ci possiamo dire, tutt’al più, europei. Un mondo nel quale la galera non la si augura a nessuno, ma nel quale a essere messi all’indice e banditi, fuori dalle porte della città, perché pericolosi per la sua sopravvivenza, sono quelli che non rispettano le leggi del mare, di Antigone, e della vita.

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