Metropoliz è un’occupazione abitativa sulla via Prenestina ed è anche un museo d’arte contemporanea. È uno spazio dell’altrove all’interno della metropoli, un’astronave dalla quale osservare Roma e le sue derive urbane, una >…
Metropoliz città della cura comune dell’altro e dell’altrove
In una futuristica, eppure realistica, pluralistica, libertaria e solidale, «città ideale», le istanze di Metropoliz città meticcia e del suo Museo dell’Altro e dell’Altrove potrebbero essere terreno di una nuova immaginazione costituzionale, per tenere insieme la tanto vagheggiata «rigenerazione urbana», con valorizzazione eco-sociale della rendita immobiliare, libera intrapresa architettonica e artistica, trasformazione solidale e accogliente delle città in mutamento post-industriale. Un molteplice e variegato multiverso di visioni cittadine intese come dimensioni ideali di cooperazione sociale e invenzione istituzionale di strumenti di reciproco sostegno e promozione culturale, artistica, economica, produttiva, per affermare pratiche, processi e strumenti aderenti alle domande di autogoverno e sicurezza delle cittadinanze, di autonomia individuale e solidarietà reciproca. Letteralmente: una intrapresa collettiva che scardina, tanto le passive resistenze di una nociva speculazione edilizia, nel perdurare di bolle immobiliari che impoveriscono tutte e tutti, quanto l’immobilismo di amministrazioni comunali incapaci di pensarsi come motori attivi e liberi intercessori di quei governi liberi e solidali che hanno fatto sempre fiorire e rifiorire le città e le persone che le vivono, attraversano, innervano.
Questo immaginifico spazio-tempo potremmo chiamarlo Metropoliz_diritto di città aperta: luogo plurale e molteplice in cui far sedimentare lo stratificato sapere collettivo che immagina e realizza istituzioni garanti della libertà civile, sociale e politica, della sicurezza collettiva e dell’apertura agli scambi e all’accoglienza, tenendo insieme dignità individuale, autogoverno sociale, libera intrapresa e benessere comune. Perché a partire dai suoi margini, non solo geografici, ma concettuali e pratici, la città può essere ri-pensata in questa chiave di reciproco sostegno tra cittadinanze che scelgono di vivere nella dimensione urbana, non per ignorarsi o danneggiarsi, ma per sostenersi reciprocamente.
Viene in mente l’idea di sodalizio metropolitano, che parli alle singolarità produttive, artistiche, culturali, comunicative che tessono la rete cittadina e quella immateriale, digitale, a partire dalle più giovani generazioni. E d’altra parte l’idea di sodalizio ci conduce a quello artistico. Perché un nuovo diritto collettivo alla città può essere pensato e praticato solamente dal dialogo intergenerazionale tra artisti e sperimentatori di inedite connessioni sentimentali, per un buon vivere associato e una incantata apertura al mondo a venire. Fuori dalle secche depressive e mortifere dell’aut aut, dentro la condivisione cangiante dell’et et, per una casa comune, diffusa, orizzontale, aperta, dove ripensare il nostro vivere insieme. Invenzioni collettive di futuri possibili, nell’incontro con l’altro e con l’altrove. Ancora di più nell’epoca di pandemie che obbligano a inventare modi, spazi, tempi, luoghi del vivere in relazione di cura reciproca, gli uni con le altre e insieme con l’ambiente che abitiamo.
Ecco che forse si intravede Metropoliz_città della cura comune dell’altro e dell’altrove. Perché, senza questa Metropoliz, non è la nostra città.
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