Pensare differentemente

Le parole e i corpi di Maria Luisa Boccia

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MP5, The Lightroom, 2016

Il libro di Maria Luisa Boccia, «Le parole e i corpi» (Ediesse, 2018), verrà presentato oggi, venerdì 21 giugno alle 19.30, alla Libreria Fahrenheit 451, Campo de’ Fiori 44, Roma. Intervengono con l’autrice Manuela Fraire (psicanalista) e Alberto Leiss (giornalista).

«Vogliamo partecipare ad un mondo, così com’è, con le sue cerimonie, le sue istituzioni, le sue regole, i suoi scopi, più o meno giusti o buoni?». È a questa «inattuale» domanda formulata da Virgina Woolf nelle Tre Ghinee che l’ultimo libro di Maria Luisa Boccia offre risposte fondamentali, consegnandoci una vera e propria bussola per orientare quante agiscono e pensano a partire da quella differenza che «non si lascia tacitare», che «continua a inquietarci, a richiedere una nostra significazione, altra da quella tradizionalmente ricevuta». Interpellata dalla marea femminista di Non una di Meno che da tempo inonda le strade del mondo, come da tutte quelle pratiche femministe che si esprimono in una composita realtà di gruppi, associazioni, centri operativi nei luoghi e negli ambiti più diversi dell’esperienza, Boccia dà conto nei suoi scritti di quel femminismo della differenza sessuale di cui è stata ed è una delle più importanti protagoniste nel panorama italiano e internazionale.

Ripercorrerne i motivi, le figure, la portata, gli assunti, è infatti il gesto che le consente di mettere in relazione «questo» femminismo con altri femminismi, «per riflettere – come scrive nell’introduzione – sulle politiche comuni tra femministe differenti». Se è infatti possibile una declinazione plurale del femminismo, a patto di non intendere i femminismi come sistemi di pensiero finiti e alternativi tra loro (il che ne esaurirebbe la portata rivoluzionaria, trasformativa ed «eccedente»), a connotare la generalità del femminismo è il suo «aver creato un altro modo di «nominare le cose». Comune alle sue pratiche e parole è stato e continua ad essere la «mossa» di dare parola ai corpi, di pensare a partire dai corpi, di fare del corpo pensante e del pensiero incarnato il centro dell’agire, la chiave della riflessione, il motore della trasformazione di sé e del mondo, simbolica e sociale. Proprio il corpo pensante ed il pensiero incarnato sono per Boccia i due modi di nominare, e praticare la differenza sessuale.

Da qui anche l’evocativo titolo del libro: Le parole e i corpi (Ediesse, 2018), composto di scritti selezionati che coprono un arco temporale di circa venti anni (dal 2000 al 2018), di cui l’autrice rintraccia un filo rosso capace di guidare la lettrice e il lettore in una appassionante narrazione filosofica e politica. A uscirne svelata è la forza costituiva di un pensiero e di una pratica, appunto la differenza sessuale, divenuta significante e non mero contenuto del discorso, la quale consente di riformulare le categorie moderne e contemporanee della politica, di agire differentemente, di cambiare nel profondo il modo di pensare delle donne, come anche degli uomini, di offrire «una visione a 360 gradi della realtà, sempre incompiuta».

La differenza sessuale di cui Boccia si fa interprete assume allora in sé quella apertura alle differenze plurali, che la distanziano da paradigmi identitari ed essenzialisti, permettendo viceversa tanto di costruire un ordine simbolico delle donne, quanto di ripensare al corpo medesimo in una chiave né puramente biologica, né irrigidita in identità fisse e immutabili. Posizionarsi a partire dall’imprescindibilità del corpo – da corpi (di donna) corpi nasciamo ­– non significa assumere quest’ultimo come dato puramente oggettivo e biologico, come fonte di una identità data per sempre, «la verità di chi sono» e di «chi è umano», ma muoversi alla volta di una articolata riflessione incentrata sul soggetto incarnato, sessuato, sulla soggettività differente. La sua rimozione da parte del pensiero moderno occidentale, da parte della classica concezione dei diritti e delle libertà, è stata d’altronde più volte sottolineata da Boccia nel suo perdurante impegno teorico, orientato ad una risignificazione della differenza, lontana sia dall’orizzonte dell’individualismo, sia da qualsiasi assunto identitario e ontologicamente connotato.

Pensare differentemente, pensare la differenza sessuale ha voluto dire per Boccia rintracciare la rilevanza della corporeità per il pensiero. È infatti una certa accezione di differenza – come scrisse già nel testo magistrale, La differenza politica (Il Saggiatore, 2002) – a permettere di pensare la singolarità come esistenza incarnata, prendendo le distanze tanto da quel soggetto universale maschile che è stato il protagonista della modernità, quanto da quelle nozioni di uguaglianza e di cittadinanza fondate sull’amnesia della differenza sessuale, su soggetti e rapporti privi di una distinzione di sesso.

È la vocazione politica del pensiero femminista che torna in questo volume a mostrare tutta sua forza, lungo un percorso critico teso ad affrontare le questioni più importanti dell’oggi (dai dispositivi della spoliticizzazione, alle tecnologie riproduttive), a misurarsi con autori e autrici del pensiero radicale (da Marx, a Weil), a mettere in discussione le tradizionali e reiterate costruzioni binarie (corpo e mente, natura e cultura). Quello di Boccia allora non è solo un «corpo a corpo», nel senso comune dell’espressione, con dilemmi sempre più incalzanti, ma soprattutto – scrive – è il corpo a corpo tra la soggettività sessuata, incarnata e i corpi oggetto del discorso biopolitico intento ad assoggettarla. Riconoscere la differenza e l’asimmetria tra donne e uomini (radicata in primis nella procreazione) è per Boccia mossa fondamentale al fine di ripensare teoricamente e politicamente i termini delle relazioni, quelli della convivenza politica e umana, della libertà, del vivere comune. Oggi più che mai, è la cura del vivere a farsi questione centrale del nostro agire presente, proiettato nell’aperto possibile-divenire.

Ripartire da qui, da una concezione del corpo che non sia puro ingombro, o mero dato destinale, o «cosa» altra da cui poter prescindere, da un pensiero incarnato e da un corpo pensante, da una soggettivazione sessuata o da una sessuazione del soggetto, è la scommessa che ancora una volta la riflessione di Boccia ci costringe a fare. La scommessa in grado di produrre la reale e simbolica trasformazione di un mondo da reinventare. «Trovare nuove parole e inventare nuovi metodi» era la sollecitazione incalzante di Viginia Woolf, alla quale gli Scritti femministi di Boccia rispondono con assoluto rigore e piena coerenza.

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