Gli anni Ottanta compiono quarant’anni, ma continuano a essere catturati nella contraddizione della condanna senza appello, da un lato – gli anni della sconfitta dei movimenti e della vittoria dei padroni – >…
Neon 80
Intro
Resta, fino a dissuaderci da morte l’anima nostra
da sola senza nessun paesaggio al cioccolato,
infinitesimale progresso verso la luna,
l’una e l’altra delle anime morte se ne torna in vita.
Resta, fino a dissuaderci da morte
l’anima nostra, contraria al corpo
Per infinitesimale scarto, per un voto lasciato nullo
resta al testo aderente.
Una società perfetta, coppie a digiuno di massa
fedeli all’acero azzurro delle cliniche new age
moscerini perversi, tanto platino per gioielli su misura,
materia e antimateria e così si procede.
Fatti fummo per essere al neon assuefatti
occhio per occhio, digitale celeste, anno del Dragone
fatti fummo per essere consumati.
Eravamo i cigni del decennio Ottanta e fatti
fummo di fumo per vivere di pillole e gas.
Quando demi moore nasceva
il Neon già arricchiva i potenti della terra
e come le mele stavamo
e come i fumetti sottosopra
e le bestie splendevano placide,
nessuno superava il limite di velocità né su
autostrada né in guerra.
Cronenberg ci salvò dalla potatura dell’inconscio.
Anno Ottanta tutt’intero senza forma
e ci ritrovammo a bere coca cola,
l’elettronica scosse l’anima
il canto stonò e i metalmeccanici
si estinsero come antilopi
*
Annoottantaoartificiodipolverepunk
Erano tempeste prima che fuochi d’artificio
erano tempeste
quelle che si abbatterono sulle nostre ragioni.
Negli anni del neon mancava ovunque il sole mio,
nascondevamo il falso d’autore dentro i dischi
perché non amavamo da secoli e
si occultavano beni come plastica e raso,
si risparmiava sulla gomma,
luccicavano gli aghi e l’allucinazione
era l’unica sostanza del padre.
Si conservavano i materiali del riciclo corrosi
nelle grandi città
con erba e ammoniaca, tenuti dentro confezioni lucide.
Eh sì che per costruire la nuova mente sauna
dovevano pur gelare.
Pronta la generazione dei facenti il nulla,
a piedi e a rotelle si andava
nell’anno ottanta punk e ciliegio, le anime
erano solo ragazze, tanto biondo violava il gusto
e il retro delle mutande era compromesso dalle
stupide cuciture del mercato delle pulci.
Era tutto poco originale, visto da dietro.
Le donne nell’età del neon preparavano
le prime fiale celesti
con apprensione e senso del dovere,
splendenti, assolte dalle colpe delle madri,
assorte nel corpo dei giovani padri,
assortite nella vendita di rigeneratori e di
produttori di ruoli.
Belle, volpi nei giardini reali, quasi intatte all’alba.
La madre in anni neon scelse di non generare più
se non tra bestie addomesticate e schive,
così generò il multiplo dell’enigma
(il bambino nacque col destino tenue, in diretta).
Fu uno shock
in età celeste avanzata, e non sapendo come fermarci
trovammo riparo anni dopo in un restauro
di legno con nessuna vista sul cielo.
Solo dal vetro e dalla resina ricavammo una consolazione,
poi ci consumammo con il dettaglio di stare
dietro alle montagne,
avvento di una nuova strana confidenza,
un sesto termine della conoscenza,
vicina al declino del senso.
Si manifestò al neon una verità strillo d’anatra
Presa nessuna direzione
l’Anno Ottanta se ne volò, punk e irrisolto
come infanzia di marmo o di alghe,
e i nipoti di Stalin
diventarono adulti nelle città d’Europa
in crisalidi noir.
Tuttapunk l’azione politica,
tutto rosso vedevano i puri di spirito,
e quando si contarono i morti per elettricità
nelle officine brillanti del nord
le spose degli sposi divennero metalliche,
si baciarono pure i cugini senza testa
sotto il chiarore corrotto del neon,
che non offese mai la vista dei potenti
Non fece più paura la generazione precedente
ne avevamo spiato le mosse nel bosco e acquisimmo
il loro pallore, lo svogliato senso
d’appartenenza alle oasi di cemento.
E dire che pensavamo di sconfiggere
la miseria con la danza, come fanno nelle
terre ignorate dall’acqua e dalle banche del seme.
Pubblichiamo qui un estratto da Neon 80 (con una nota di Edoardo Sanguineti, Editrice Zona, 2008), vincitore della IV edizione del Premio Antonio Delfini.
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