Gesti, soffi, incantesimi

La voce di Demetrio Stratos in mostra

274 - Right
Demetrio Stratos durante la registrazione in solo dal titolo «Metrodora», edita per la collana Cramps_Diverso (1976). Crediti: Roberto Masotti, Lelli e Masotti Archivio.

Le tracce affettive della voce, la sua grana, non sono solo il precipitato di una fonetica, o la traccia di un gioco linguistico […] sono la testimonianza concreta di una soggettività che fa proprio l’altro, nelle sue infinite differenze, precipitando verso di lui, e fissandone l’immagine nella sua carne più viva […]
C. Serra, La voce e lo spazio. Per un’estetica della voce, Il Saggiatore (2011)

Ma se ci si è mobilitati tutti per Stratos, per un artista che fra gli altri ha scelto la strada più difficile e spesso avara di applausi e soddisfazioni, dobbiamo certo augurarci che questo concerto sia di memoria per tutti e che insegni, è proprio il caso di dirlo, ad ascoltare le «voce» di chi sceglie di percorrere, nella propria carriera artistica, strade di rigore, impegno, ricerca.
Out-Off, dal comunicato per la Conferenza stampa per il concerto a sostegno di Demetrio Stratos, Milano 12 giugno 1979

Noi non crediamo nello stile è il titolo di un gesto complesso (e necessario), restituito come mostra articolata in due «movimenti» (nel 2023 e nel 2024) attorno e a partire dall’Archivio Demetrio Stratos, acquisito dal Comune di Ravenna e sito presso Palazzo Malagola dove risiede la Scuola di vocalità e centro studi internazionale sulla voce diretto da Ermanna Montanari (Teatro delle Albe) ed Enrico Pitozzi, che sono anche i curatori della mostra, coadiuvati da Marco Sciotto e Dario Taraborelli.

Performer vocale d’eccezione deceduto giovanissimo ad appena 34 anni, Stratos ha rivoluzionato la sperimentazione vocale del secondo Novecento attraversando il progressive-rock (con gli Area, dal 1972) e le sperimentazioni «d’avanguardia», connettendo luoghi, tempi e tradizioni lontane con un presente agitato (quello degli anni Settanta), in cui rivendicare la voce «come veicolo spaziale» che «attraversa tutto il corpo» – asserisce il vocalist nel documento audiovisivo «Lezione di Demetrio Stratos sulla voce», presentato in uno degli otto spazi che articolano l’attraversamento dell’archivio, particolarmente concentrato su un approfondimento dell’attività performativa e pedagogica del vocalist – in mostra molti gli appunti manoscritti, le annotazioni e i disegni, riferiti ad esercizi vocali, performance (dal 1976), letture sceniche.

Amorevolmente progredire, amorevolmente regredendo (nel 2023) è stato il «primo movimento» che ha tentato, attraverso la documentazione d’archivio, una narrazione di quella complessità che ha caratterizzato la vita di Demetrio Stratos – inversione dell’identità natale Efstratios Demetriou, Alessandria d’Egitto 1945-New York 1979. In quell’occasione il percorso costruito da Ermanna Montanari ed Enrico Pitozzi si è teso tra due estremi, lo studio attorno alla lallazione infantile e il rapporto con John Cage – due polarità tese da una forte dimensione affettiva, la prima con la figlia Anastassia, la seconda con il compositore americano (e le sue relazionalità riflesse: una delle composizioni di Cage messe in voce da Stratos è Sixty-two semiotics Re Merce Cunningham). Questa dimensione è decisamente evidente anche nel «secondo movimento», dal titolo inequivocabile di Fino ai limiti dell’impossibile – che ha aperto il percorso espositivo sabato 14 dicembre 2024 presso i locali di Palazzo Malagola a Ravenna e sarà visitabile fino al 2 febbraio e poi nuovamente durante le aperture straordinarie del 7-9 febbraio e 14-16 febbraio 2025.

«Fino ai limiti dell’impossibile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979». Foto di Marco Sciotto.

In questo secondo allestimento la costellazione affettiva comincia a svilupparsi in una vera e propria genealogia, a partire dallo studio e dalla pratica delle tecniche vocali asiatiche arcaiche, passando per Antonin Artaud (in mostra gli appunti per la lettura scenica di Per farla finita col giudizio di Dio) e arrivando al presente (quello degli anni Settanta), creando collegamenti, occasioni, alleanze. Come quelle documentate nell’allestimento: con Nanni Balestrini per la performance sul «testo in cento parole» Milleluna, generatrice di fonopetica, con Gabriele Salvadores per il Satyiricon (Teatro dell’Elfo 1979) e prima ancora col Gruppo ZAJ di Walter Marchetti, Esther Ferrer e Juan Hidalgo, che, assieme a Gianni-Emilio Simonetti, introducono Stratos nel 1974 alla proceduralità Fluxus. E sono prezione le documentazioni fotografiche esposte sulla performance presentata dal Gruppo ZAJ presso la galleria Multiphla l’8 aprile 1975, gruppo importante e purtroppo spesso, fin troppo, dimenticato. Ecco allora che «i limiti dell’impossibile» si delineano in un ricco immaginario memoriale che configura la percezione del tempo come un movimento, intervenendo «in relazione a quanto accade – una sorpresa, che riesce a trasformar[si] in occasione»1, quella messa in campo da Montanari e Pitozzi curando questo gesto in due movimenti che siamo sicuri non smetterà di generarne altri.

«Fino ai limiti dell’impossibile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979». Foto di Marco Sciotto.

Se nel primo movimento la «regressione» cui allude il titolo è sinonimo di articolazione vocale («retrocedere fino a situarsi alla sorgente del linguaggio»2), in Fino ai limiti dell’impossibile i temi generativi dell’esposizione sono il respiro e la ripetizione – nella «piena consapevolezza che la voce non inizia ma affiora, s’inscrive in un movimento che è già da sempre è presente e si dispiega silente, in attesa che un soffio la esprima, la prema fuori, la lasci affiorare in tutto il suo incanto»3, scrivono i curatori nel catalogo edito dalle Sigaretten Edizioni Grafiche da sempre alleate della scuola di vocalità di Malagola.

Respiro e ripetizione sono anche due indicazioni di metodo: non l’attesa di lunghi recuperi e riordini ma la ripetizione (le due mostre) e la rapidità del soffio che allo scavo intensivo preferisce il disvelare e l’attenzione – quasi un sinonimo di ascolto. Quello nella sala degli ascolti immersivi propone tracce dall’album Metrodora del 1976 (Mirologhi 1 e 2) e la documentazione audio realizzata da Gianni Citti della performance Viaggio geografico-musicale (Grecia, Iran, India, Mongolia, Cina), agita presso il Teatro S. Leonardo di Bologna il 4 febbraio 1979. In audiovisione sono proiettati la lezione prima citata e il documentario La voce Stratos (2009, di Luciano D’Onfrio e Monica Affatato), mentre un piccolo schermo trasmette frammenti video (da Vedo, sento, parlo. Rubrica di vita musicale, RAI 3 1977, Cantare la voce. Demetrio Stratos dieci anni dopo di Massimo Villa, 1989 e Stratosphere. A tribute to Demetrio Stratos 1979-1989 di Paolo Spedicato, 1989).

Ascoltare la voce Stratos vuol dire sintonizzarsi con atti che insistono nello sfibrare la vocalità ai limiti del possibile. Indaga le diplofonie facendo incontrare culture e saperi eterogenei, producendo armonici naturali che si sommano alla nota fondamentale emessa, creando una multifonicità sonica, perché Stratos non è interessato a cogliere gli accordi temperati ma a «rovistare nelle pieghe del linguaggio» (dice sempre durante la lezione) e del materiale vocale, esposto e assieme accudito, come tutti i materiali raccolti negli anni da Daniela Ronconi Demetriou, moglie Stratos, e oggi accessibili grazie a tutte e tutti quelli che hanno lavorato alla composizione di Noi non crediamo nello stile.

Fino ai limiti dell’impossibile / La ricerca vocale di Demetrio Stratos 1970-1979
Ravenna / Palazzo Malagola /14-22 dicembre 2024 e 7-2 febbraio 2025
Aperture straordinarie 7-9 febbraio e 14-16 febbraio

A cura di Ermanna Montanari e Enrico Pitozzi
Curatori associati Marco Sciotto e Dario Taraborelli
Sound design Marco Olivieri / light design Luca Pagliano
Direzione tecnica allestimento Alessandro Bonoli
Realizzazione allestimento squadra tecnica delle Albe/Ravenna Teatro

Note

Note
1M. de Certeau, L’invenzione del quotidiano (1990), Edizioni Lavoro 2010 nuova edizione, p. 136.
2E. Montanari, E. Pitozzi, Matematica degli affetti, in Noi non crediamo nello stile. La ricerca vocale di Demetrio Stratos (1970-1979), a cura di E. Montanari, E. Pitozzi, Sigaretten Edizioni Grafiche, Bologna 2024, p. 15.
3Ivi, p. 23 e 25.

Newsletter

Per essere sempre aggiornato iscriviti alla nostra newsletter

    al trattamento dei dati personali ai sensi del Dlg 196/03