Alessandro Tagariello

Si dice sia nato a Bari, anno domini 1971; tutto il resto forse è immaginario: frequenta l’Accademia di Belle Arti di Urbino, buoni incontri – di carne viva (gli artisti Elio Marchegiani e Omar Galliani) e di pensiero (Logica del senso di Deleuze, Iddio lo benedica!). Tra una precarietà lavorativa e l’altra si fa le ossa, mentre la testa è sempre altrove. Ancora un incontro: l’omnia di C.B. e ancora una conferma: non può esserci autorialità d’alcunché, perché l’identità oltre che recinto è disturbo di linguaggio! Attualmente fa il docente di Arte e Immagine a Molfetta (chissà per quanto!), e per necessità fisiologica e resistenza espelle ipotesi di lavorio artigianale. Poche collettive, altrettante personali: J.P. Kulturni CentarBar Umjietnicka Galerjia: Velimir A. Lekovic in Montenegro nel 1996; Galleria Formaquattro a Bari nel 2016. Nel mezzo, forse l’unico bel ricordo che lo perseguita: che fine hanno fatto le gabbie-installazioni e i leggii-quadri in ferro battuto e i floppy-disc e i pezzi esagonali di radiografie incise di enunciati economici messe unicamente al servizio della prima festa di Liberazione al paesello poi finiti in mare dopo una potente inondazione? P.S. Per quanto possa sembrare bizzarro, questo sì che è l’unico evento vero degna di nota.

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Cosa ci è dato enunciare/vedere a partire dall’ispessimento della cronaca planetaria degli ultimi due anni, tanto da intra-vedere la precipitazione di un nuovo orientamento del sapere (archivio audio-visivo)? Per dirla con Deleuze, via Foucault, un nuovo «strato» storico si sta configurando. Esso poggia su un terreno socio-economico magmatico (il lettore, >…

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