Politica e poetica della giustizia acustica
Un libro di Brandon LaBelle
È in uscita «Giustizia acustica. Ascoltare e essere ascoltati» di Brandon LaBelle, secondo volume della serie Short Books, collana editoriale nata dalla collaborazione tra NERO Editions e il festival Short Theatre, rivolta all’intreccio tra estetica, pensiero critico e pratiche performative. Nel libro l’artista e teorico statunitense, Brandon LaBelle esplora il dominio dell’acustica nella sua dimensione critica e creativa, mettendo a fuoco le condizioni materiali, istituzionali e sociali che influenzano l’ascolto non solo in termini di suono e udibilità ma come base per sintonizzazioni relazionali e atti risonanti centrati sul corpo, come strumento per ritmi comunitari e accordi umani e più-che-umani. Durante Short Theatre, Piersandra Di Matteo, traduttrice del saggio, e la sound artist Diana Lola Posani discuteranno del saggio nel talk «Ecologie dell’ascolto», all’Accademia di Spagna di Roma (14 settembre ore 19.00).
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Un importante punto di svolta nella critica contemporanea sull’arte sonora è stato sviluppato dall’artista e studioso Seth Kim-Cohen nel libro In the Blink of an Ear: Toward a Non-Cochlear Sonic Art del 2009. Con l’espressione non-cochlear sonic art l’autore incitava l’arte sonora a smarcarsi da esiti automaticamente «udibili», e tendere invece verso una apertura concettuale capace di politicizzare l’ascolto e di riflettere criticamente sulle dinamiche di potere in cui si colloca. Negli studi culturali e nella cultura sonora, questo svergolamento verso il «non-cocleare» ha permesso di approcciare le dinamiche politiche, economiche e sociali a partire da una considerazione del sonoro oltre la sua udibilità. Ha permesso di avvicinarsi all’universo delle vibrazioni, delle sensazioni, delle emozioni e degli affetti incarnati nei corpi di chi ascolta, ma anche di stimolare riflessioni legate all’uso della voce nel dibattito politico, o all’assenza di voci «altre» nel dibattito pubblico.
Seguendo questa traiettoria, l’ascolto perde la dimensione univoca dell’aurale e si proietta verso una dimensione metaforica (ascolto come «avvicinarsi a», «risuonare con», «comprendere l’altro») e insieme una fuori metafora (ascolto «incarnato», «affettivo», ovvero «ascolto dell’assenza»). Oltre il dominio udibile si inizia a considerare una pluralità di ascolti che manifestano l’intreccio tra suono, ascolto, politica e nuovi progetti di convivenza tra soggetti. Mantenersi in equilibrio tra le diverse possibilità di ascolto dentro, fuori e oltre metafora e mobilitarle per immaginare nuove forme di convivenza e solidarietà è il percorso ambizioso e necessario che Brandon LaBelle contribuisce a sviluppare attraverso la sua teorizzazione di giustizia acustica: «penso l’acustica come lo spazio per concepire nuovi approcci al riconoscimento sociale e alla creazione di mondi collettivi».
LaBelle supera, infatti, il limite del sonoro come regno esclusivo dell’udibile considerando l’acustica come disposizione sensoriale capace di plasmare la politica e la cultura, di declinarsi in «acustica sociale» e «bioacustica» per sottolineare le dinamiche di convivenza tra umani e le ecologie umane e non-umane. Tenendo intenzionalmente insieme la dimensione letterale e figurativa di acustica, il suo messaggio è generativo nella misura in cui è capace di far coesistere insieme poetica e politica, il sensibile e le norme che danno forma a cosa e come «ascoltiamo».
L’acustica si attesta così come una questione intimamente politica perché orienta chi, cosa e come può risuonare dove: stabilisce «le modalità attraverso cui l’ascolto impatta sui processi di auto-orientamento e autodeterminazione». Ed è proprio sulle possibilità emancipatore dei singoli e delle comunità che si gioca la vera sfida della giustizia acustica: favorire un riorientamento culturale in grado di accogliere le lotte per l’uguaglianza e i progetti di convivenza.
Superare l’orientamento dominante – che ha spesso favorito situazioni politiche e sociali che ostacolano anche acusticamente la circolazione di «desideri condivisi» – verso un riorientamento che a partire da una rinnovata attenzione a suono e ascolto è in grado di rileggere gli «immaginari» e le «ideologie» che agiscono sul nostro quotidiano. Dentro, fuori e oltre metafora, LaBelle propone quindi una nozione di ascolto espansa e generativa, che promuove l’empatia, la compassione e l’impegno sociale verso la sperimentazione di quelle che lui stesso definisce «ecologie poetiche della risonanza»: forme di relazione in cui risuonare criticamente insieme all’altro. Il suono e l’ascolto, nel delineare una dimensione insieme politica e poetica, attestano la necessità di riformare le norme, i programmi, le politiche urbane e ancor prima il discorso pubblico, mediato da una retorica che per LaBelle è il momento di ribaltare, di riorientare dando una attenzione nuova all’acustica come terreno di sperimentazione della convivenza e della solidarietà.
Seguendo questo invito, un altro orientamento spetta a chi è rimasto silenziato e ora prende parola; mettendo al centro quel silenzio, quell’assenza, l’ascolto contribuisce a ri-orientare il proprio percorso individuale e collettivo. Concorre a controbilanciare i disequilibri di potere, l’economia dell’attenzione che troppo spesso impone un messaggio univoco e parziale, esclusivo, che sottrae spazio alla lotta per il riconoscimento di ogni voce marginalizzata, che cerca di stabilire forme di pacificazione non negoziate, calate dall’alto, imposte silenziando il grido delle proteste. L’ascolto non è più solo metafora di avvicinamento e comprensione dell’altro da sé, diventa programma politico che riafferma e rafforza il sistema democratico su cui dovrebbe fondarsi ogni progetto di convivenza.
Sʜᴏʀᴛ Tʜᴇᴀᴛʀᴇ 2023—ʀᴀᴅɪᴄᴀʟ ꜱʏᴍᴘᴀᴛʜʏ
3-17settemre | ʀᴏᴍᴀ ᴇ ᴀʟᴛʀᴏᴠᴇ
www.shorttheatre.org
14 settembre h 19.00
Accademia di Spagna di Roma
Scream As If Your Organs Were Made of Glass (performance sonora)
di Diana Lola Posani
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Ecologie dell’ascolto
Piersandra Di Matteo in dialogo con Diana Lola Posani
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