Politiche della morte

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Sergio Lombardo, Progetto di morte per avvelenamento (1970) - Collezione Jartrakor, Roma.

Il dibattito tra quali strumenti l’Europa debba attivare per far fronte alla catastrofe sanitaria e sociale è un dibattito a pieno titolo ascrivibile alla «politica della morte». A più di un mese dall’inizio dell’epidemia in Italia, dopo un numero di morti impronunciabili, la fragile macchina comunitaria mostra tutta la sua feroce inadeguatezza. Mes, Mes light, Eurobond. Possibile che non sia stato previsto un meccanismo di solidarietà in caso di epidemia? Cos’è più scontato che fronteggiare la malattia per la vita collettiva degli uomini? Come è possibile che sono stati previsti tagli, previsti vincoli di bilancio, previsti interessi, previsti commissariamenti ma non è stato previsto un solo strumento da attivare se un paese collassa per un virus, per un terremoto, per qualche sciagura?

Questo la dice lunga sulla superficialità della politica di oggi, arrogante al punto da ritenere più importante il pareggio di bilancio a una sanità che funzioni. Già perché anche i tagli al Welfare sono politiche della morte. Perché sono politiche che non incentivano e non difendono la vita, che non la salvaguardano.

E così con questa Europa che i popoli affrontare la peggiore catastrofe dalla seconda guerra mondiale. Affamati dai parametri di Maastricht e senza meccanismi di solidarietà. Siamo chiusi in casa perché non si è in grado di affrontare dal punto di vista sanitario il virus. Non ci sono tamponi a sufficienza, non ci sono esami sierologici a sufficienza. Siccome non è possibile mappare, prevenire e siccome non è possibile nemmeno curare, visto che in dieci anni hanno sparato su ospedali 300 miliardi di tagli, l’unica soluzione è chiudere in casa. Per carità capiamo.

Ma chi ne farà le spese? I soggetti più deboli. I disabili rimasti senza assistenza, i bambini che non hanno computer e banda larga. Chi vive in cinque in un monolocale, chi non aveva risparmi e non può lavorare. Gli anziani che non vedono i loro cari, condannati a morire in solitudine. I malati per cui la quarantena potrebbe durare anni, loro che vengono già da una loro quarantena.

Gli Eurobond che ci sembrano brillare, brillano solo perché siamo nelle tenebre più scure. Occorre la redistribuzione delle ricchezze, pagassero i ricchi. Occorre nessun vincolo di bilancio, occorre Welfare, occorre sanità, occorre reddito d’esistenza, occorre tassare i profitti stellari, le transazioni stellari, occorrono più tasse ai grandi patrimoni. E poi occorre un nuovo cuore collettivo.

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