Produzioni Culturali Indipendenti è un progetto che nasce con l’intenzione di mappare e raccontare alcuni spazi particolarmente significativi che, nelle periferie della Capitale, si dedicano alla produzione culturale indipendente costruendo dei presidi >…
Casa Vuota
Produzioni Culturali Indipendenti
Produzioni Culturali Indipendenti è un progetto che nasce con l’intenzione di mappare e raccontare alcuni spazi particolarmente significativi che, nelle periferie della Capitale, si dedicano alla produzione culturale indipendente costruendo dei presidi di resistenza importanti rispetto ai processi di desertificazione o gentrificazione progressiva dei quartieri.
Casa Vuota è un progetto nato nel 2017 su iniziativa di Sabino de Nichilo, artista, e Francesco Paolo Del Re, curatore e giornalista. Si tratta di un appartamento vuoto, al secondo piano di una palazzina in via Maia 12, nel quartiere Quadraro di Roma, periferia sud-est e V Municipio di Roma Capitale.
Un appartamento vuoto, dicevamo, ma che conserva ancora le tracce di chi lo ha abitato: la carta da parati e alcuni aloni dei mobili una volta appoggiati alle pareti rimandano al vissuto che ha riempito queste 2 stanze, un salone e una camera da letto probabilmente. Uno spazio che fa pensare quasi subito al sogno infranto del miracolo economico italiano degli anni Cinquanta e Sessanta, al set di un film della commedia all’italiana più amara, disillusa e cattiva.
E invece in queste stanze i due curatori hanno deciso di fare spazio all’arte contemporanea italiana e, in particolare, a progetti site-specific, chiamando periodicamente giovani artisti a confrontarsi con questa dimensione alternativa, domestica e dis-abitata allo stesso tempo, un po’ punk – come dice Del Re – senz’altro piuttosto unica nel panorama romano. Allo stesso tempo fuori dal mercato, ma molto attenta alla scelta critica, Casa Vuota in questi anni si è imposta per rigore e originalità delle scelte, richiamando l’attenzione del mondo dell’arte, ma anche di un pubblico più ampio e curioso che quasi inaspettatamente, e grazie all’informalità del luogo, ha avuto l’opportunità di scoprire un mondo nuovo.
Allo stesso tempo Casa Vuota, che negli anni ha ospitato, tra gli altri, i progetti di Filippo Riniolo, Massimo Ruiu, France Cenci, Marco Emmanuele, coltiva una dimensione politica in quanto spazio di resistenza che produce attrito rispetto a un processo di gentrificazione che trasforma gli ex quartieri operai della capitale in un divertimentificio che sembra non lasciare spazio ad altro che alla catena di montaggio prima del food & beverage del fine settimana e poi della B&B economy e del turismo mordi e fuggi.
Attualmente a Casa Vuota si può vedere, fino al 5 gennaio, la mostra di Gabriele Mauro «Con affetto». Accompagnata di un testo critico di Franco Speroni, l’installazione di Mauro (1991), gioca sulla ripetizione e la differenza: una serie di cartoline di auguri, raccolte negli anni in diversi mercatini, compongono una sequenza di vasi di fiori con una variabilità che dipende dai colori stampati o anche dai lievi interventi pittorici dell’artista. Tutte le storie, quelle più intime e personali, come quelle che riguardano il mutare della scene culturali, seguono il ritmo di una ripetizione differente che rimanda alla struttura stessa dello spazio-tempo che abitiamo. Allo stesso modo l’installazione «Biennio» che si trova nell’ingresso dell’appartamento, composta da una serie di calendari che vanno dal 2019 al 2025 e che riproducono sempre la «Velata» di Raffaello, rimanda alla mutevolezza delle opere e dei giorni che ogni anno determinano una differenza nella ripetizione non-identica della struttura temporale ed economica delle nostre vite.
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